Cristianesimo e reincarnazione

[Molti di voi, certamente, quando pensano al Cristianesimo, pensano alla religione della vita una volta sola, del Dio che giudica e può condannare all’Inferno per l’eternità. Molti di voi, ancora, si saranno spaventati, forse anche di più, pensando ad un Dio che può condannare, frasi che si sentivano spesso da bambini, la propria anima a bruciare per l’eternità.]

La reincarnazione, da sempre, è collegata alle Religioni orientali. Probabilmente, molti di voi storceranno il naso quando dirò che proprio il cristianesimo è stato, alle origini, fortemente reincarnazionista, e che solo due concili hanno negato definitivamente il discorso.

Innanzitutto, la prima testimonianza in merito è la figura di Cristo. Egli faceva parte degli Esseni, una delle tre correnti dell’ebraismo. Insieme ai Filistei questa era reincarnazionista. I Sadducei, invece, non si esprimevano in merito.

Nei testi dei primi cristiani, oltre che nel vecchio e nuovo testamento, vi sono parecchi riferimenti in merito di reincarnazione. Facendo dedurre che questa fosse universalmente accettata.

Stupisce però una cosa: questi riferimenti si fermano al 600 d.C. circa. Poi, sebbene si trovino testimonianze al di fuori del cattolicesimo (per esempio nell’ebraismo) anche molto successive, in ambito cattolico esse spariscono o quasi. Cosa è successo, quindi, attorno a quell’epoca?

[Quello che successe furono gli eventi che cancellarono il tema delle vite passate dal cristianesimo.]

Gli episodi basilari in merito furono il concilio di Nicea, del 325, e quello di Costantinopoli, del 553. Nel primo, l’imperatore al trono era Costantino. Il cristianesimo diveniva la religione ufficiale dell’impero romano. Quindi[, per poter proseguire nella sua marcia di affermazione, ]aveva bisogno di un grande consenso popolare. E di molta presa, anche nelle strutture. La chiesa cattolica, perseguitata per i primi secoli (i ricordi sono tristemente noti ai più) si avviava a divenire uno strumento di potere. Per poterlo fare, in qualche modo, ha incorporato in sé la struttura del Senato Romano, dando ai sacerdoti privilegi simili a quelli del clero pagano. Ma probabilmente non bastava. Occorreva qualcosa di più. Una chiesa che ammettesse la reincarnazione non poteva garantire espansione sufficiente, e nemmeno potere. Allora, questa fu abolita. La bibbia fu sostanzialmente riscritta, ponendo al centro la figura di un Dio punitore e quasi giustiziere. E vennero tolti molti riferimenti alla reincarnazione, modificando i vangeli esistenti e eliminandone diversi (quali i vangeli gnostici). Fu anche introdotto il dogma della salvezza che deriva dalla Chiesa, e che è possibile solo attraverso di essa. È proprio di quest’epoca la versione del Credo recitato comunemente nella Chiesa Cattolica, che infatti prende anche il nome di Symbolum Nicaeum.

Il definitivo colpo alla reincarnazione fu sferrato nel 553 d.C, con il concilio di Costantinopoli. L’imperatore era Giustiniano. Il papa non partecipò al concilio. Qui la reincarnazione fu definita eretica, e fu colpita con 15 anatemi. Da questo momento in poi, coloro che la professavano potevano essere perseguitati e anche uccisi. E lo sono stati (il caso di Giordano Bruno è solo uno di questi). Di conseguenza, i riferimenti a questo argomento sono stati fattivamente eliminati, e qualsiasi discorso su questo tema è stato giudicato, almeno inammissibile, come è tutt’ora.

Ora ci chiediamo il perché di questo. La risposta è semplice. Se esiste una reincarnazione, non vi è un Dio che giudica e punisce. Infatti, la vita stessa, attraverso la legge del karma, fa da specchio, nel senso che le conseguenze di azioni fortemente negative devono essere subite, quando le condizioni saranno favorevoli. E, comunque, una vita di odio può essere riscattata da una di amore. Inoltre, non è necessaria una chiesa, con relativa struttura gerarchica e canonizzata, per condurre l’uomo alla salvezza. Se guardiamo alla parola chiesa, infatti, essa deriva dal greco ekklesia, che significa comunità. Il suo significato non è quindi così dissimile da quello di sangha in sanscrito (la comunità dei praticanti). Indica semplicemente il praticare insieme. Togliendo la rinascita ed il ciclo delle vite, invece, la chiesa diviene gerarchizzata, strumento di potere. Dio diventa colui che può condannare alla dannazione eterna, e comunque che castiga: una figura, insomma, da temere. E la chiesa può permettere che ciò non accada. Anche attraverso donazioni e offerte in denaro, può garantire la salvezza dell’anima. [Qui, invece, una vita negativa porta alla dannazione. ]

Inoltre, ruoli quali la famiglia divengono importantissimi, dove altrimenti sarebbero solo fotogrammi in un lungo film che è il nostro continuum.

Il potere della chiesa si esplicò, come già visto, anche in modo pecuniario. Lutero, quasi 1000 anni dopo, si scagliò contro questo fatto (la vendita delle indulgenze), separandosi dalla chiesa di Roma, ma non andò a toccare le decisioni dei concili di cui sopra. Quindi, il protestantesimo non andò in alcun modo a scalfire l’esistenza di una sola vita, ed il fatto che Dio possa giudicare e dannare una persona.

Addirittura, Calvino ha ipotizzato che questo possa essere deciso prima della vita stessa (predestinazione). Una cosa ancora più triste, e che enfatizza l’immagine di un Dio il quale, per proprio vezzo personale, decide i destini di una persona, qualunque sia la sua vita.

Le conseguenze della negazione dell’idea di rinascite successive appaiono piuttosto negative. L’idea di un Dio che giudica, da temere, porta a meno libertà, ad una generazione di forte paura (si parla di “timorato di Dio”). Porta poi a sentirsi inferiori, a generare nella persona paure ataviche, a una visione sostanzialmente negativa della vita. E, non da ultimo, alla produzione di tutta quella cultura “horror”, legata alla dannazione, che è assente in quelle culture dove vige la legge delle rinascite successive.

Oltre, purtroppo, ad eternalizzare una sorta di attaccamento per i ruoli e per le persone, altrimenti fattivamente vuoti del valore che la società gli attribuisce (anzi, per dirla alla buddista,”vuoti di un sé separato”).

Oggi, lentamente, questo muro sta cadendo, e il discorso di vite passate comincia ad essere gradatamente accettato anche da qualcuno in ambito cattolico. Ma esso rimane spesso ancora un tabù, di cui non si parla. Casi negativi in tal senso sono stati riscontrati anche oggi.

Ma la Storia è giusta, alla fine. E prima o poi, la verità contiamo che venga ristabilita. E che la Chiesa Cattolica stessa possa trasformarsi, accettando questa cosa meravigliosa che cambia lo sguardo sulle cose. E divenendo comunità cui appoggiarsi, come un sangha amico, che col sorriso guida alla liberazione finale.

 

Saperne di più:

in Rete, il materiale sul tema è nutrito. Per chi legge in inglese, molto bello è l’articolo che si trova a: www.spirit-works.net/christianity_and_reincarnation.htm. In italiano, ad esempio, si può leggere l’articolo su: http://members.tripod.com/~unavocegrida/NMR_Reincarnazione.htm.  Interessanti i testi delle conferenze di Pietro Archiati sul tema, tenute a Roma nell’aprile 1994, che si trovano su: www.liberaconoscenza.it/download/download-cristianesimoereincarnazione.html (testi scaricabili in formato Pdf: è un vero libro: 149 pagine!). Digitando “Cristianesimo e reincarnazione” o “christianity and reincarnation” su qualsiasi motore di ricerca si troverà molto materiale.

Come libri, potete leggere “Reincarnazione: l’anello mancante del cristianesimo”, di Elizabeth C. Prophet” (Armenia): una panoramica interessante su quanto nascosto dalla Chiesa.

 

Riferimenti alla reincarnazione nei testi

Come già dicevo nell’articolo, i riferimenti possibili alla reincarnazione nei vangeli e nei testi dei padri della Chiesa sono svariati. Alcuni sono molto diretti.

In Sapienza 8,19 possiamo leggere “Ero un fanciullo di nobile indole, avevo avuto in sorte un’anima buona o, piuttosto, essendo stato buono, ero entrato in un corpo senza macchia”. Il riferimento è molto diretto: un corpo buono avuto grazie ai meriti accumulati nelle vite precedenti.

In Giobbe; 14,4 si legge: “Se l’uomo muore, può egli tornare in vita? Aspetterò tutti i giorni della mia milizia, finché arrivi per me l’ora del cambio”. Qui il riferimento è ancora più evidente. Vi sono pochi dubbi su ciò che la parola cambio possa rappresentare.

Sempre in Giobbe, 1,21, se legge “nudo sono uscito dal ventre di mia madre e nudo vi ritornerò”. Credo sia difficile, qui, interpretare in modo diverso il ritornare nel ventre materno, se non attraverso una successiva rinascita, dove ovviamente si torna a mani vuote.

Nel Nuovo Testamento i riferimenti sono abbondanti. In Matteo, 11; 13-14 si legge “Tutti i profeti hanno profetato sino a Giovanni [il Battista]. E, se lo volete accettare, Egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchi per intendere intenda”. Viene mostrato con chiarezza che Elia si è reincarnato in Giovanni il Battista. Cristo sarebbe la reincarnazione di Eliseo, discepolo di Elia. La cosa non stupisce, in quanto è un caso tutt’altro che raro che i ruoli maestro-discepolo si scambino. Sulla croce, Gesù grida “Elì, Elì, lama sabaktani”, che è interpretato come “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. In realtà, si può leggere come se Gesù stesse chiamando il profeta Elia, che nella sua vita passata era stato il suo maestro. In Matteo, 16,13-14; Luca , 9,18-19 ; Marco 8,27-28 si legge la celebre frase: “Chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia i figlio dell’Uomo?”. Riposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Qui appare davvero evidente come il Cristo fosse la reincarnazione di qualche altro Profeta.

Anche nei discorsi di mistici e personalità del mondo cristiano di allora  riferimenti sono abbondanti. San Gregorio di Nissa ( 335-395), ad esempio, dice in “Grande discorso catechetico” vol 3 cap 7: “E’ necessità di natura per l’anima immortale d’essere guarita e purificata: se essa non lo è stata con la sua vita terrena, la guarigione si opera nelle vite future e susseguenti”. Qui appare anche l’idea di purificazioni successive, per tendere comunque alla liberazione finale.

Il vescovo S. Agostino di Ipponia, in “La controversi accademica” afferma come appaia che Platone si sia reincarnato in Plotino. S Giustino martire (100-167) afferma, in “Dialogo con Trifone”, 5,3, come: “L’anima dell’uomo dimora più di una volta nel corpo umano”.

I riferimenti possono essere davvero molti. Ma per ragioni di spazio mi fermo qui. Chi vuole, può approfondire.

Oltre alle letture citate nell’articolo, vi consiglio di leggere, di Elaine Pagels, “I Vangeli Gnostici” (Mondadori). Il Sito www.consapevolezza.it/aetos/vangelo_tommaso/apocrifi_bibl.asp indica parecchi spunti interessanti, e permette di andare al testo del Vangelo di Tommaso. La pagina indicata contiene una nutrita bibliografia.

I Vangeli Gnostici, oltre a quelli Canonici, si possono scaricare dal Sito dei Rosacroce:

www.rosacroceoggi.org/testi/0_testi.htm.